giovedì 19 aprile 2012

IL PIANOFORTE "IN MOVIMENTO" DI MARINA PELLEGRINO



Sabato sera alle ore 20,30 la pianista si esibirà pressol'arciconfraternita della SS. Annunziata e del SS. Rosario di Vietri sul Mare, proponendo musiche di Schumann, Debussy e Liszt
Di Olga Chieffi
La pianista Marina Pellegrino
 Prosegue la rassegna "Arte in Movimento" a Vietri sul Mare, promossa dall'associazione "Saranno Vietresi" con il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare. Sabato 21 aprile, l’appuntamento è  all'arciconfraternita della SS. Annunziata e del SS. Rosario di Vietri sul Mare, alle ore 20,30, ove i riflettori si accenderanno sulla tastiera di  Marina Pellegrino. Gemma del magistero di Francesco Nicolosi, la giovanissima pianista ha scelto Schumann, Debussy e Liszt per questo récital dedicato al pubblico del suo paese natale. Il programma principierà con l’Arabeske op.18, composto nel 1839, da Robert Schumann. E’ questa una pagina che nasce nello spirito dell’improvvisazione toccatistica barocca: armonie concatenate che sprigionano nella parte superiore una elementare melodia. Quello che potrebbe essere un semplice preludio, diviene, però, il tema principale di un pezzo che può essere classificato sia come rondò, che come scherzo con due trii. Splendida la coda, trasognata, che riprende l’atmosfera dell’ultimo brano delle Scene Infantili, caratterizzata da un miracoloso equilibrio sia formale che drammaturgico. Virtuosismo, tecnica, spettacolarità, tutto ciò che Schumann in quegli anni aveva potuto cogliere e ammirare del funambolismo di un Paganini che aveva ascoltato in concerto, sono in qualche modo trasferiti idealmente nella Sonata op. 22, in Sol minore, del 1835, di cui la pianista proporrà il I movimento “So rasch wie moglich”.  Un’opera che non vive di un virtuosismo fine a se stesso, ma ne utilizza gli strumenti per esprimere esemplari contenuti poetici. Da un inaspettato, violento accordo di sol minore, che potrebbe segnare la conclusione e non l'inizio di una pagina sonatistica, si sprigiona come d'incanto un primo tema forte e passionale, un vortice sonoro che avvolge nel suo travolgente perpetuum mobile l'ascoltatore e caratterizza pressoché integralmente il tessuto connettivo del movimento. Schumann scrive Il più presto possibile, e davvero sembra che la concitazione tutto sommerga come un torrente in piena. Per un attimo il secondo tema restituisce un respiro più largo, risultando cantabile e delicato, ma viene presto sopraffatto dall'agitazione generale in un nuovo, turbinante episodio conclusivo dominato dalla più esasperata motricità, sino ad un'ultima appendice emblematicamente indicata, se possibile, Schneller (Più mosso) e - nella Coda - Noch Schneller(Ancora più mosso): una contraddizione in termini per una pagina che, naturalmente, più fremente di così non potrebbe essere, ma che risulta indicativa di questa ricerca del sensazionalismo ottenuto attraverso l'annullamento di qualsiasi termine di riferimento, l'abbandono di ogni controllo, il raggiungimento di un autentico spaesamento dentro la velocità pura. La solista renderà, quindi, onore non al retorico virtuosismo, ma alla vena più lirica, mistica e interiore di Liszt, con i Funerailles dalle «Harmonies poétiques et religieuses», un vero e proprio test per il cantabile e le ottave. Il pezzo mima con la sua struttura una cerimonia funebre pubblica riservata alle esequie di grandi personaggi. Portrait di Claude Debussy con il terzo brano della Suite Bergamasque “Clair de Lune”, datata 1890. E’ questo uno dei pezzi più celebri della produzione debussiana e corrisponde alla Sarabanda della suite. Un tenue canto, con la progressione morbidamente discendente, esprime la sconsolata malinconia delle maschere, mentre le ricercate armonie e gli ovattati timbri pianistici sembrano far riflettere il chiarore lunare sui loro visi perlacei. Finale interamente dedicato a Liszt ad iniziare da  una pagina  d’album composta nel 1877, intitolata Sancta Dorothea, istantanea perfetta del “tardo stile” lisztiano perché, pur non presentando le asperità armoniche di altre più celebri opere dell’ultima produzione dell’ungherese, conserva un tratto di gioiosa purezza, di diafana dolcezza che proprio nell’estrema povertà dei mezzi trova l’ideale veicolo d’espressione. La serata verrà, invece sigillata dalla Fantasie und Fughe uber das Thema B-A-C-H, simbolo dell’interesse che Liszt aveva sempre mostrato per la ricerca armonica, e, quindi, per il cromatismo, che qui si risveglia al contatto con un basso cromatico che suggerisce al compositore una coincidenza tra passato e presente, in cui il passaggio ideologico liszitiano tipico – lamento-trionfo – non appare qui imposto dall’esterno, ma è la risultante di un sofferto processo psicologico che, sul piano del linguaggio, viene illustrato nel parallelo lamento-cromatismo, trionfo-diatonismo. 

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