
“Quantunque fior fiore di ricerche storiche abbiano l’amena impronta di nascere
per caso, secondo una sorta di non ignota piacevolezza della scoperta, della
curiosità, la lezione di questa sera è frutto di un mio intervento in
Inghilterra”, ha altresì ricordato Foscari, riferendosi al suo contributo
presso il convegno “Europe
and the East: Self and Other in the History of the European Idea”,
tenutosi a Norwich, Regno Unito, nel Giugno 2017; fonti alla mano, le quali
sole “possono ricondurre alla realtà e fornire puntualissime chiavi di lettura
squisitamente tecniche della verità storica” (arma contro il pressappochismo
revisionista e la smemoratezza storica italiana), il professore ha là discusso
il tema “Venice and the Ottoman
Empire at the End of the Eighteenth Century: Business and Social Behaviours”, anche e soprattutto
ricostruendo, attraverso i dispacci e le lettere d’epoca, una interessante
vicenda pertinente le non necessariamente facili relazioni commerciali tra la
“Serenissima” Repubblica di Venezia e l’Impero Ottomano “Sublime Porta”.
La rilettura critica, scevra dall’imposizione di categorie occidentali(zzanti)
e spogliandosi della “retorica dello studio occidentale”, è stringentemente
necessaria al fine di sfrondare dai consueti malintesi la percezione e
l’interpretazione che possediamo ed esprimiamo sia della realtà politica che ha
principalmente veicolato l’Islam per secoli addietro, sia di cosa sia oggi
l’Islam in sé e cosa costituisca per uno stato, la Turchia, che bussa alle
porte d’Europa avendo la sua profonda tradizione laica (forse ormai in
pericolo) a giustificazione della sua inclusione nell’Unione.
Certo laicità e multietnicità
(“caratteri originari” dell’Impero e scaturigine della “anomalia turca” nel
mondo islamico) sono state tra i punti
di forza e di modernità ante litteram: la prima frutto di una
sovrapposizione legislativa che mai ha reso l’Islam né “paradigma sia politico
che religioso” né fondamento di una teocrazia o di una religione di stato, la
seconda spinta inclusiva degnamente alternativa all’illuministica tolleranza
occidentale e motivo di accettazione della diversità su d’un vastissimo
territorio - dal Marocco all’Iraq e dal Sudan all’Ungheria e alla Crimea; ma la
Sublime Porta non ha poi più quanto l’Occidente investito in tecnologia, nel
contrasto al personalismo di matrice feudale, e nella formazione di una
borghesia manifatturiera volano di una dinamica preindustriale; ed è qui che la
troviamo sconfitta più volte in battaglia, scossa dalle difficoltà riscontrate
nel documento esaminato dal professore (i summenzionati dispacci del 1795 di
Ferigo Foscari), smembrata dalle spinte nazionaliste disgreganti, e immessa
sulla strada dell’isolamento, della decadenza, delle perdite territoriali
ottocentesche, e del disastroso allineamento con gli Imperi Centrali nel primo conflitto
mondiale - ma anche, quantunque successivamente alla sua dissoluzione politica,
del tuttora in Turchia negato sterminio degli armeni.

Accommiatandosi dalla calorosissima platea, il professor Foscari ha annunciato
di aver già pronte delle idee per la lezione agli Incontri di Cultura 2018.
Alfonso Mauro
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