Si è tenuto venerdì scorso il secondo appuntamento con la Congrega Letteraria di Vietri Sul Mare dal titolo “Un racconto generazionale tra cinema e poesia”.
Al tavolo dei relatori il prof. Alfonso Amendola, ricercatore in sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Salerno, la prof.ssa Rossella Nicolò, docente di Italiano e Latino al Liceo Alfano I di Salerno, con la presenza dei direttori artistici Antonio Gazia e Alfonso Mauro in collaborazione con il Francesco Citarella, coordinatore de "La Rete de La Congrega Letteraria".
Durante la lectio magistralis, i presenti, tra cui diversi studenti del Liceo Alfano I, hanno vissuto un viaggio condotto tra la poesia e il cinema attraverso i cortometraggi, i film biografici come “Poeti dall’Inferno” del 1995, il poeti Dino Campana e la sua idea di poesia vitale, i poeti-registi come Michele Placido con il film “ In un viaggio chiamato amore” con Stefano Accorsi e Pier Paolo Pasolini, autore del cinema di poesia.
Amendola ha sottolineato più volte l’idea del poeta “spugna”, come colui che assorbe e racchiude tutto.
Diversi i frammenti poetici citati all’interno di film come “ I ragazzi della 56° strada” di Susan Hinton in cui ritroviamo la poesia di Robert Frost “Niente che sia d’oro”; il film “L’Attimo fuggente” diretto da Peter Weir con diverse citazioni poetiche e ancora “Quattro matrimoni e un funerale di Mike Newel in cui viene recitata la poesia “Blues in memoria” di Wystan Hugh Auden, dove la poesia incarna dolori, addii, politica.
Il professore ha proposto ai presenti anche scene famose tratte dai film “ Cento Passi” di Marco Tullio Giordana in cui si ritrova la poesia “Supplica a mia madre” di Pasolini; “che cosa sono le nuvole” film che vede la presenza di grandi attori come Totò, Ninetto Davoli, Franco Franchi, Domenico Modugno e Ciccio Ingrassia.
I docenti presenti hanno espresso il bisogno di ritornare alla poesia, vista come educatrice ai sentimenti e così un ritorno al cinema di poesia.
A moderare l’incontro il giornalista Aniello Palumbo. Foto di Edoardo Colace.
Chiara Gaeta